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La Borsa di Pinault per l’avanguardia

Parigi. Più di 400 operai lavorano da metà luglio nel cantiere dell’ex Bourse du Commerce, dove all’inizio del 2019 aprirà il museo della Fondation Pinault (cfr. n. 365, giu. ’16, p. 13). Siamo nel «ventre de Paris», come lo chiamò Émile Zola, il quartiere di Les Halles, centralissimo, effervescente anche se i mercati generali non sono più qui, con il Forum, il centro commerciale e lo snodo di metrò e treni locali dove ogni giorno circolano 800mila persone. Una cittadella dentro la metropoli. A due passi c’è il Beaubourg, il Louvre e il Musée d’Orsay sono vicinissimi.La tabella di marcia del cantiere è serrata. François Pinault non vuole perdere tempo: la data ultima per la consegna è il 17 dicembre 2018. È da anni che l’ottuagenario fondatore del gruppo Kering rincorre questo sogno. Nel 2005, esasperato dalla burocrazia, aveva finito col rinunciare al progetto dell’Île Seguin, un isolotto sulla Senna appena fuori Parigi, ex sito industriale di Renault. Il suo museo era quindi nato a Venezia, prima con Palazzo Grassi, poi con Punta della Dogana. Ma il sogno parigino restava. Il primo atto di questo nuovo progetto si è tenuto nell’aprile 2016 quando Pinault ha annunciato il patto stretto con la città e la sua sindaca, Anne Hidalgo. L’uomo d’affari ha messo sul tavolo 108 milioni di euro per il restauro dell’edificio e l’allestimento del nuovo museo. Il suo direttore è Martin Bethenod, lo stesso dei musei veneziani. Da parte sua la Città ha concesso un affitto di 50 anni, rinnovabili, per 15 milioni di euro i primi due anni e 60mila euro gli anni seguenti (più il 5% del fatturato annuo). «Ma i 108 milioni non siamo obbligati a spenderli tutti!», ha ironizzato il miliardario riunendo la stampa internazionale nel bel mezzo del cantiere, il 26 giugno scorso. In questa occasione l’architetto Tadao Ando, che ha già collaborato con Pinault a Venezia, ha presentato il suo progetto per Parigi: «La prima volta che ho visitato questo edificio ho pensato che, per un architetto contemporaneo come me, non sarebbero bastati dieci anni. E invece eccoci qui».La Bourse du Commerce è un edificio singolare e bellissimo: un’immensa «rotonda» sovrastata da una cupola di vetro con struttura metallica. L’elemento più antico è una colonna, con una piattaforma di osservazione in cima, sola memoria del palazzo che tra il 1574 e il 1584 fece edificare lì Caterina de’ Medici. Al suo posto, tra il 1763 e il 1766, venne costruita la Halle au Blé, il magazzino del grano, opera di Nicolas Le Camus de Mézières trasformato in Bourse du Commerce nel 1885-89 con l’intervento dell’architetto Henri Blondel. Un «edificio unico nella storia classica francese», ha osservato Pierre-Antoine Gatier, l’architetto dei monumenti storici che seguirà l’aspetto patrimoniale dei lavori, con il restauro della facciata, degli stucchi e delle pitture interne (fatte realizzare da Blondel coprendo parte della cupola) e della cupola (di cui verranno sostituiti i vetri, per migliorare isolamento termico e conservazione delle opere). «Non ci sono molti musei circolari, sarà unico al mondo. La forma dello spazio favorirà un’esperienza introspettiva di incontro con l’opera d’arte e il visitatore vivrà un momento indescrivibile», ha preannunciato l’architetto giapponese, 76 anni, che nel progetto è affiancato dalla giovane agenzia francese NeM, di Lucie Niney e Thibault Marca. Come per Punta della Dogana, anche in questo caso la sfida è di convertire un edificio antico in museo moderno e funzionale. A Venezia Ando aveva pensato a un grande blocco di cemento; per Parigi ha progettato un grande cilindro, sempre di cemento, bianco e liscio. Una sorta di «tamburo» alto 9 metri per 29 di diametro che si incastrerà nella sala, sotto la cupola. Servirà come galleria per le opere monumentali, ma anche come spazio di smistamento del pubblico per accedere ai piani superiori e all’auditorium di 300 posti nei sotterranei. Lo spazio espositivo sarà di 3mila metri quadrati. Per i dettagli sulla programmazione culturale è troppo presto, ma François Pinault ha le idee chiare: «Non scimmiotteremo né il Louvre, né il Pompidou, né il d’Orsay, ha detto. Non saremo un museo d’arte moderna ma la punta di diamante dell’avanguardia artistica nel cuore di Parigi». A dispetto del rivale di sempre, Bernard Arnaud, fondatore del gruppo Lvmh, che ha aperto la sua Fondation Vuitton nel Bois de Boulogne, alle porte della capitale. ...

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